Tucidide: La Voce Razionale della Guerra e del Potere

 Tucidide (in greco antico: Θουκυδίδης) è stato uno storico e politico ateniese, nato probabilmente tra il 460 e il 465 a.C. ad Atene, nel demo di Alimunte, e morto intorno al 400 a.C., forse a causa della peste o in esilio. È celebre soprattutto per la sua opera Storie (in greco Syngraphḕ), considerata uno dei primi esempi di storiografia scientifica nella storia occidentale, caratterizzata da un approccio analitico e razionale agli eventi.



Vita

Tucidide apparteneva a una famiglia aristocratica e benestante, con legami con la Tracia, dove possedeva miniere d’oro. Suo padre, Oloro, era imparentato con la nobiltà tracia, e si ritiene che Tucidide stesso avesse una solida educazione, influenzata dalla sofistica e dalla cultura ateniese del V secolo. Durante la Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), conflitto tra Atene e Sparta, Tucidide partecipò attivamente come stratego (generale) nel 424 a.C. Gli fu affidato il comando di una flotta per difendere la città di Anfipoli, in Tracia, ma arrivò troppo tardi per impedire la sua caduta nelle mani del generale spartano Brasida. Questo fallimento gli costò l’esilio da Atene, durato circa vent’anni, durante i quali viaggiò e raccolse informazioni per la sua opera.

Opera: Le Storie

Le Storie di Tucidide narrano la Guerra del Peloponneso fino al 411 a.C., lasciando l’opera incompiuta (si interrompe bruscamente nel Libro VIII). A differenza del suo predecessore Erodoto, che includeva elementi mitici e aneddotici, Tucidide si concentrò su un resoconto fattuale e critico, basato su testimonianze dirette e analisi politica. Il suo obiettivo era comprendere le cause profonde degli eventi, come il potere, la paura e l’interesse, piuttosto che attribuirli a interventi divini. Famoso è il suo metodo di riportare i discorsi dei protagonisti (come il “Dialogo tra Melii e Ateniesi” o l’“Orazione funebre di Pericle”), che, pur non essendo trascrizioni letterali, riflettono il pensiero e il contesto dell’epoca.

Stile e pensiero

Tucidide è noto per la sua prosa densa e complessa, che richiede attenzione per essere compresa appieno. La sua visione della storia è pragmatica e realistica: vedeva la natura umana come una costante, mossa da ambizione e necessità. Credeva che il suo lavoro sarebbe stato utile alle generazioni future per comprendere i conflitti e le dinamiche politiche, definendolo “un possesso per sempre” (κτῆμα ἐς αἰεί, ktēma es aiei).

Morte ed eredità

Non si sa con certezza come o dove morì. Alcuni ipotizzano che sia tornato ad Atene dopo la fine della guerra, grazie a un’amnistia, mentre altri credono che sia morto in Tracia o in esilio. La sua opera fu riscoperta e apprezzata soprattutto in epoca romana e poi durante il Rinascimento, influenzando storici e pensatori come Hobbes, Machiavelli e molti altri.



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