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L'ottava armata italiana in Russia (ARMIR) subì una disfatta catastrofica durante la Seconda Guerra Mondiale.
Inviata nel luglio 1942 per sostenere l'offensiva tedesca a Stalingrado, l'ARMIR contava circa 229.000 uomini, ma affrontΓ² gravi difficoltΓ logistiche e un equipaggiamento inadeguato. Il 16 dicembre 1942, durante l'operazione Piccolo Saturno, le forze sovietiche travolsero le linee italiane, portando a una ritirata disordinata. Entro gennaio 1943, la maggior parte delle truppe italiane era stata costretta a ritirarsi, segnando la fine della partecipazione italiana sul fronte orientale.
L'ARMIR soffrì di carenze nei rifornimenti, con scarse dotazioni di cibo, carburante e munizioni, aggravate da un sistema di comunicazione inefficace. I soldati erano mal equipaggiati per affrontare l'inverno russo, con abbigliamento inadeguato che portò a numerosi casi di congelamento.
Durante la ritirata dell'ARMIR, le perdite furono devastanti. Si stima che tra 85.000 e 95.000 uomini furono dichiarati morti, dispersi o prigionieri, con circa 30.000 feriti e congelati. Le condizioni estreme e gli attacchi sovietici contribuirono a questa catastrofe, con solo 12.000 prigionieri rimpatriati nel 1945-46. Complessivamente, su 229.000 effettivi iniziali, l'ARMIR subì perdite che segnarono la fine della sua esistenza come grande unità militare.
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