Prima della bomba in piazza Fontana sullo scorcio degli anni Sessanta, la cieca violenza del terrorismo aveva ferito Milano altre due volte. Accadde negli anni Venti, con la strage del Teatro Diana (23 marzo 1921) e l'attentato alla Fiera (12 aprile 1928).
Strage del Teatro Diana (23 marzo 1921)
La strage del Teatro Diana, avvenuta il 23 marzo 1921 a Milano, rappresenta uno degli eventi più tragici e significativi della storia italiana del primo dopoguerra. Questo attentato fu perpetrato da un gruppo di anarchici che intendevano colpire il questore di Milano, Giovanni Gasti, ritenuto responsabile della detenzione di alcuni leader anarchici senza processo. L'esplosione causò la morte di 21 persone e ferì circa 80 altri, trasformando il Teatro Diana in un simbolo della violenza politica dell'epoc
Negli anni immediatamente precedenti all'attentato, l'Italia era segnata da tensioni sociali e politiche, con un forte attivismo da parte dei movimenti anarchici e socialisti. Il governo fascista stava emergendo come risposta a queste tensioni, e l'attentato al Teatro Diana è spesso visto come un punto di svolta che contribuì all'ascesa del fascismo. La strage fu interpretata dalla stampa conservatrice come una giustificazione per reprimere ulteriormente i movimenti di sinistra
L'ordigno esplosivo fu collocato nel muro esterno del teatro, ma il vero obiettivo, il questore Gasti, non si trovava più lì al momento dell'esplosione. Questo errore strategico portò a una strage indiscriminata di innocenti. La reazione pubblica fu immediata e violenta; le squadre fasciste approfittarono dell'evento per intensificare la loro campagna contro gli anarchici, portando all'arresto di centinaia di attivisti e alla chiusura di giornali anarchici come "Umanità Nova" e "L'Avanti!"
La strage del Teatro Diana non solo segnò un aumento della repressione contro gli anarchici, ma contribuì anche a creare un clima di paura che facilitò l'ascesa del fascismo. Mussolini si presentò come un baluardo contro la minaccia sovversiva, guadagnandosi il sostegno della borghesia spaventata. L'attentato è stato successivamente rievocato in contesti storici successivi, come quello della strage di Piazza Fontana nel 1969, dove si cercò nuovamente di attribuire la responsabilità a gruppi anarchici.
In sintesi, la strage del Teatro Diana non è solo un episodio di violenza politica, ma un evento che ha avuto ripercussioni profonde sulla storia sociale e politica italiana, segnando l'inizio di una fase di repressione che avrebbe caratterizzato gli anni successivi.
Attentato alla Fiera (12 aprile 1928)
Il 12 aprile 1928, Milano fu teatro di un tragico attentato che causò la morte di 20 persone e ferì circa 40. Questo evento, noto come la strage della Fiera, si verificò in Piazza Giulio Cesare, mentre la folla attendeva l'arrivo del re Vittorio Emanuele III per l'inaugurazione della Fiera Campionaria.
L'esplosione fu provocata da un ordigno collocato nel basamento di un lampione, e avvenne pochi minuti prima del passaggio del corteo reale. Tra le vittime vi erano molti civili, inclusi bambini, e la famiglia Ravera divenne un simbolo della tragedia poiché due dei suoi membri, insieme alla madre, persero la vita nell'attentato. L'evento scatenò un'ondata di panico e disperazione tra i presenti, con scene di caos e urla di soccorso che seguirono immediatamente l'esplosione.
L'attentato fu interpretato dal regime fascista come un attacco da parte degli antifascisti, portando a una repressione intensa contro i sospetti oppositori politici. Le indagini furono lunghe e complesse, senza risultati concreti per quindici anni, rivelando le tensioni interne tra le varie forze di polizia e il regime stesso. La strage evidenziò anche i lati oscuri del potere fascista, con arresti indiscriminati e brutalità da parte delle autorità.
La strage della Fiera è spesso considerata una delle "stragi dimenticate" della storia italiana, nonostante il suo impatto significativo sulla società e sulla politica dell'epoca. La mancanza di risposte chiare e la confusione che seguì l'attentato sono emblematiche delle difficoltà che l'Italia affrontava durante il periodo fascista. La vicenda rimane avvolta nel mistero, con molte domande ancora senza risposta riguardo ai responsabili e alle motivazioni dietro l'attacco.
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